Dall’articolo di Lynne Kell, L’antica tencnica dei palazzi della memoria (pubblicato su L’indiscreto):

“Nel romanzo poliziesco di Arthur Conan Doyle A Study in Scarlet (1887) leggiamo che Sherlock Holmes utilizza il sistema mnemonico più efficace mai sviluppato: il palazzo della memoria. Sebbene i palazzi immaginari siano ancora utilizzati dai campioni di memoria e da quei pochi che praticano queste arti, essi erano più celebri ai tempi della cultura greco-romana, quando i grandi oratori, tra cui Cicerone, li usavano per assicurarsi che la loro retorica fosse fluida, dettagliata e impeccabile. Il palazzo della memoria, di solito una strada o l’interno di un edificio, era così familiare all’oratore da essere sempre a sua disposizione nell’immaginazione. “Inserendo” un pezzo di informazione in ciascun luogo, gli oratori potevano passeggiare mentalmente nel loro palazzo della memoria, stanza per stanza, estraendo le varie parti del discorso nell’ordine desiderato, senza perdere alcun elemento” (continua a leggere)

A lukasa memory board. Courtesy Brooklyn Museum/Wikimedia